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Legna da ardere in alternativa ai combustibili fossili

È possibile un futuro in cui la legna da ardere sia di nuovo una valida scelta per la produzione di energia

I costi dei combustibili fossili sono in continua crescita. In parallelo le fonti di energia rinnovabili continuano a svilupparsi, tra esse le biomasse. Tra le tante tipologie di nuove biomasse che si stanno lanciando sul mercato come biocombustibili, la evergreen rimane sempre la legna. La biomassa utilizzata dall’uomo sin dall’antichità per i processi di combustione per il riscaldamento e la cottura dei cibi.

In questo articolo parliamo di:

  1. Potere calorifico della legna da ardere
  2. Quanto costa la legna oggi?
  3. È sostenibile come fonte di energia?

Potere calorifico della legna da ardere

La legna da ardere è ancora oggi un ottimo biocombustibile per il riscaldamento e la cottura. È perfetta per le stufe e per le caldaie. Oggi 1/3 dell’intera popolazione mondiale continua ad utilizzarle come combustibili, considerata la loro naturale reperibilità, il costo contenuto rispetto ad altri combustibili e per il potere calorifico. La legna da ardere, in base alla tipologia di legno, va da un minimo di 3000 kcal/kg a un massimo di 5000 kcal/kg, a seconda del grado di umidità relativa e alla quantità di resina contenuta all’interno della pianta.

Quanto costa la legna?

Nonostante la scoperta di numerose tipologie di combustibili alternative, la legna continua ancora oggi ad essere utilizzata dalla maggior parte della popolazione mondiale. Questo è dovuto certamente al suo costo contenuto rispetto, ad esempio, a gas e gasoli. La legna può arrivare a costare dai 2 € al quintale, fino ai 20 € al quintale. Questa differenza di costo è dovuta non solo alla tipologia di legno, ma dipende dalla qualità del legno stesso e dalla sua grandezza.

È sostenibile come risorsa?

Il mondo globalizzato e colmo di diseguaglianze sotto diversi aspetti, deve prevedere dei nuovi processi di produzione di energia e materie prime alternative. L’incremento della popolazione mondiale e la differenza di ricchezza nelle diverse zone del mondo ha portato al proliferare nei paesi ricchi dei combustibili fossili, che, in aggiunta, hanno segnato l’inquinamento mondiale. Nel frattempo, i paesi in via di sviluppo hanno dovuto compiere dei passi indietro: potendo sfruttare solo biocombustibili economicamente accessibili come la legna, attualmente c’è una sovra-richiesta di legna da ardere, che porta a disboscamenti continui che non rispettano le delicate tempistiche di rigenerazione di tali risorse naturali. Le caratteristiche della produzione e commercializzazione della legna sono regolamentate dalla norma ISO 17225-1:2014. Questo problema, tuttavia, non riguarda né l’Italia, né, in generale, l’Europa, dove i boschi sono in aumento, sia in termine di superficie, sia in termini di massa legnosa presente in media per unità di superficie. Nel continente Europeo i boschi possono essere tagliati solo seguendo una precisa e rigida normativa (Leggi forestali regionali e Regolamenti forestali), che permette un uso stabile e duraturo delle superfici forestali. La legna da ardere è pertanto da considerarsi un combustibile ecologico e rinnovabile quando rispetta le cronologie naturali di ricrescita della risorsa e quando questa ricrescita non è forzata artificialmente, contribuendo in modi indiretti all’inquinamento e facendo, dunque, venire meno il valore di sostenibilità.

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